Cina

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CINA: 
benvenuti in un altro mondo


A differenza di altri paesi che ho visitato, devo ammettere che nei confronti della Cina ho sempre provato un sentimento contrastante, di amore e di odio, di curiosità e fascino mischiati a disinteresse e per certi aspetti quasi a paura. Forse perché, come ha scritto Alberto Bradanini, ex ambasciatore d’Italia in Cina, ne “Oltre la Grande Muraglia”,  la Cina è antica, ma anche la Grecia è antica; forse perché è vasta, ma anche la Russia è vasta; forse perché è popolosa, ma l’India lo è altrettanto; forse perché la Cina è le tre cose insieme, o perché nei riguardi della Cina è viva ancor oggi una sorta di mitologia del mistero, una mitologia del resto in parte giustificata, poiché nell'inconscio occidentale quel paese conserva un'immagine di estraneità e di difficile accesso.
Molte sono le cose che mi hanno letteralmente stupito, colpito e alcune volte anche sconvolto. Si legge e si sente dire spesso che la Cina è un altro mondo, ma lo è davvero. Lo shock culturale lo si percepisce fin da subito e ovunque, che ci si trovi in un paesino di montagna o nel pieno centro di Shanghai, ogni cosa è diversa da come siamo abituati noi in occidente. Molto diversa. La comunicazione in primis è difficilissima, per non dire spesso impossibile. Non solo e ovviamente quella verbale, ma anche i gesti, scontati per noi, sono diversi o assumono altri significati per loro. Ebbene sì, abbiamo dovuto imparare a contare fino a 10 in cinese (almeno con le dita delle mani).
L’inglese non solo non è parlato da praticamente la stra grande maggioranza dei cinesi, compresi quelli che vivono nelle grandi e gigantesche metropoli, ma si direbbe quasi che non facciano il benché minimo sforzo a pronunciare due parole in inglese. Del resto il cinese è anche vero che è la lingua più parlata al mondo. Forse dovremmo impararlo noi? Certamente sembra essere così per loro.
Per non parlare dell’altra comunicazione, ossia quella che ti consente di essere collegato con il resto del mondo. Già, in Cina praticamente nessuna delle applicazioni o dei siti che utilizziamo quotidianamente in Italia (o nel resto del mondo) funziona. Google non esiste, social network come Facebook, Instagram, WhatsApp o Twitter non funzionano. Nemmeno le email si riescono a scaricare o leggere.
Per contro tutti questi siti e applicazioni hanno la loro analoga versione cinese (persino Tinder ha la sua gemella app cinese Tantan!), a cominciare da WeChat, che racchiude da sola la possibilità di chattare, chiamare, pubblicare storie e, non da ultimo, effettuare pagamenti. In Cina, infatti, praticamente il 99% delle transazioni giornaliere avvengono tramite WeChat, e non sono solamente i giovani ad utilizzarla, bensì anche le persone più anziane e persino gli artisti per la strada o i mendicanti chiedono l’elemosina esponendo il loro codice QR di WeChat! Gli unici a servirsi, ancora, del contante, a quanto pare, sono i turisti stranieri.
In Cina le folle sono ovunque, come il sole nel deserto. I cinesi sono tanti, tantissimi e ovunque ci sono maree umane di cui non si scorgono nemmeno i confini, tanto che spesso in centro, nei parchi, o nei luoghi di interesse si avverte quasi un senso di soffocamento, a tratti quasi di insicurezza, mi basta ricordare la visita al Grande Buddha di Leshan in cui siamo rimasti bloccati per tantissimo tempo senza riuscire a muoverci letteralmente di un centimetro, o alla visita all’Esercito di Terracotta, senza un senso di marcia e con così tanta gente che alla fine finisci per uscire dagli hangar spingendo a gomitate chi è davanti a te.
Grazie a una delle guide che di tanto in tanto ci hanno scorrazzato in giro, con nessuno dei quali, peraltro, si è riusciti a parlare più o meno apertamente di temi di politica o della situazione in Cina (presente o passata), scopriamo addirittura che in Cina le signore benestanti si recano in centri di sbiancamento della pelle, esattamente come da noi ci sono i centri abbronzanti. Le donne sono infatti letteralmente ossessionate dal colore delle pelle, gli ombrelli sono uno degli accessori più utilizzati dalle cinesi, che ci sia il sole o la pioggia vanno sempre bene. Per non parlare delle donne alla guida dei motorini, anche con 35° guidano completamente bardate e protette contro il sole dalla testa ai piedi.
Un’altra cosa che mi ha stupito sono stati i mezzi di trasporto. A Shanghai, ad esempio, quasi tutti ormai usano la metro. Si vedono enormi vie a 8 anche 10 corsie semi deserte, in compenso nelle ore di punta le metro sono talmente prese d’assalto che all’interno delle stazioni metropolitane sono presenti dei vigili per dirigere il traffico pedestre.
Scopro poi che in Cina la quasi totalità dei motorini sono elettrici, così come il 45% delle automobili. Se infatti mi aspettavo città con inquinamento alle stelle, devo dire che mi sono dovuto, in parte, ricredere.
I cinesi poi vanno matti per i cibi più assurdi e stravaganti. Ogni volta che si entra in un supermercato o si attraversa un mercato è davvero una scoperta, un misto di stupore, disgusto e incredulità per i cibi e le bevande che si trovano in vendita: sacchetti di anatra glassata venduti come pacchetti di patatine, caramelle fumanti all’azoto liquido, lunghissime patatine fritte dal sapore dolce, bibite gassate al gusto di Chupa Chups, pizza al Durian (frutto asiatico famoso per il suo odore pestilenziale), yogurt "cotto" sul ghiaccio secco, per finire con i più banali e conosciuti insetti e blatte di vario tipo.
Solitamente quando parto per questo genere di viaggi non mi piace stare troppo nelle metropoli, quanto piuttosto apprezzare e vivere di più l’entroterra e i piccoli villaggi cercando di avere, per quanto possibile (in Cina, quasi, non lo è stato), un contatto con la popolazione locale, ma credo che in questo caso passare qualche giorno almeno a Pechino e Shanghai, soprattutto se è la prima volta che ci si reca in Cina, sia fondamentale per avere una consapevolezza e visione maggiore di questo paese. Il viaggio in Cina è stato, forse, più che un viaggio un'esperienza. Ho attraversato 7 delle 22 provincie del paese e certamente non mi ha permesso di conoscere appieno la Cina, ma quantomeno di avere una visione d’insieme di questo immenso e diversissimo mondo.
Ma in fin dei conti, si parte proprio per scoprire nuovi mondi e nuove realtà.
Anno: 2019

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